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Il paradosso italiano dell’acqua

Nonostante il 99% degli italiani abbia accesso all’acqua potabile e la bolletta sia una delle più basse in Europa, l’Italia è al primo posto nel continente e al secondo posto nel mondo, dopo il Messico, per il consumo di acqua in bottiglia.

Ma perché un paese membro fondatore dell’Unione Europea, conosciuto in tutto il mondo per la sua rete idrica progettata dall’Impero romano e per la purezza delle sue fonti, ha un consumo di acqua in bottiglia pari ai paesi con clima desertico e in via di sviluppo?

Per capire questo paradosso italiano dell’acqua, occorre costruire un quadro generale.

La situazione italiana

In Italia si prelevano ogni anno circa 9 miliardi di metri cubi d’acqua. Le tipologie di fonti sono diverse:

  • 47,95% pozzi;
  • 36,30% acque di sorgente;
  • 10,82% laghi naturali e bacini artificiali;
  • 4,81% corsi d’acqua superficiali;
  • 0,12% ricavato da acque marine o salmastre, prelievo effettuato da due regioni, ovvero la Sicilia (92%) e la Toscana (8%).

Il volume immesso nelle reti di distribuzione comunali dell’acqua potabile ammonta a circa 8 miliardi di metri cubi, con una media di circa 240 litri al giorno per abitante.

Nonostante ciò, il 70% degli italiani beve acqua minerale in bottiglia e il 36% non ha fiducia nelle reti d’acqua potabile.

Secondo l’ISTAT, un italiano beve in media 196 litri d’acqua l’anno, l’equivalente di 384 bottigliette da mezzo litro, più di 1 litro d’acqua ogni giorno, spendendo per l’acqua in bottiglia quasi € 400 l’anno.

Le imprese dell’acqua minerale in bottiglia guadagnano circa 2,3 miliardi l’anno, con il Gruppo Nestlé, che detiene il 70% del fatturato con l’acqua frizzante San Pellegrino, Acqua Panna, Levissima e Vera.

L’acqua minerale italiana è la più esportata al mondo

Il saldo netto delle esportazioni di acqua minerale italiana, supera ora i 1.560 milioni di litri e 560 milioni di euro di fatturato.

Inoltre, l’industria italiana delle acque minerali si sta ritagliando una posizione di rilievo nell’ambito della ristorazione italiana di qualità all’estero, proponendo l’acqua minerale italiana come prodotto tipico della gastronomia italiana e della dieta mediterranea e più in generale come simbolo del “Vivere all’italiana”.

Perchè gli italiani non bevono l’acqua di rubinetto

Una delle cause è da ricercare nella condizione precaria delle reti idriche: il 30% dell’acqua potabile viene persa lungo il tragitto

Infatti, secondo l’ISTAT, più del 20% degli italiani lamenta regolari interruzioni d’acqua, con differenze significative tra regioni. Inoltre, la perdita di un terzo del flusso d’acqua vuol dire elevare le possibilità di contaminazione; da qui, l’utilizzo di cloro che garantisce sicurezza e igiene ma può rendere meno gradevoli le proprietà organolettiche dell’acqua: colore, odore e sapore.

Ma perchè non avviene la ristrutturazione?

Principalmente perché le entrate dei gestori d’acqua potabile non sono sufficienti a promuovere opere di ristrutturazione.

€ 21 a famiglia è la media delle bollette italiane dell’acqua, tra le più basse in Europa e per il 15% inferiori a quelle degli Stati Uniti. Per questo, i gestori spendono metà delle entrate per la manutenzione, che non è mai sufficiente per colmare i vuoti strutturali di un sistema idrico che poggia le sue basi nel 200 a.C.

Allo stesso tempo, la mancanza di investimenti in questo settore fa crescere la sfiducia dei cittadini nei confronti del sistema idrico pubblico.

Problemi reali: abitudine e poca fiducia nelle istituzioni

Se gli italiani volessero investire gli stessi soldi impiegati nell’acquisto di acqua minerale per promuovere una rete idrica nazionale più efficiente, risparmierebbero denaro.

I problemi reali sono l’abitudine e la poca fiducia nelle istituzioni, criticità che alcune città italiane stanno cercando di risolvere. 

Firenze, ad esempio, ha avviato una grande campagna di sensibilizzazione per invitare i cittadini a bere acqua del rubinetto. 

Il suo gestore pubblico, Publiacqua, ha installato 16 “Case dell’acqua”, ovvero piattaforme dalle quali i cittadini possono riempire le loro bottiglie d’acqua filtrata, naturale e frizzante, concludendo un accordo anche con la COOP per sposare questa iniziativa nei loro punti vendita.

L’obiettivo non è quello di iniziare una guerra contro l’industria dell’acqua, ma di rendere i cittadini consapevoli di uno dei loro beni pubblici più preziosi.

Una soluzione per superare i luoghi comuni

Per risolvere il problema della plastica negli oceani e fare in modo che le persone tornino ad avere fiducia nel sistema idrico pubblico, occorre decostruire i luoghi comuni promossi dai media e da alcuni esperti.

Il primo tra tutti è che vi sia una netta differenza qualitativa tra l’acqua in bottiglia e quella del rubinetto.

Infatti, sebbene alcuni sostengono che quella in bottiglia sia più sicura, entrambe le acque seguono gli standard dell’acqua potabile stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

L’unica reale differenza può essere nel sapore e nell’odore: un problema che può essere facilmente risolto, ricorrendo a un filtro come TAPP 1 o TAPP 2.

Facile da installare ed economico, ti farà risparmiare più di €200 rispetto all’acqua in bottiglia. Prova il nostro calcolatore di risparmio.

Infatti, grazie al filtro ai carboni attivi, può eliminare fino al 95% del cloro presente nell’acqua del rubinetto e il 100% delle microplastiche. Scopri come.

Potrai avere sempre con te acqua buona e pura evitando di produrre plastica e di affaticarti nel trasportare pesanti casse d’acqua ogni settimana. 

Tutti possiamo fare qualcosa per tutelare l’ambiente in cui viviamo. Ogni scelta sostenibile può rivelarsi fondamentale per salvare il pianeta e per migliorare la nostra vita.

Per approfondire:

Fonti:

https://www.istat.it/it/archivio/153580

https://webthesis.biblio.polito.it/13971/1/tesi.pdf

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